Sabrina de Federicis

Chi sono

Sono marchigiana di nascita, abruzzese di diritto, romana di adozione con il desiderio, ai tempi del liceo, di voler frequentare la scuola di giornalismo a Milano per diventare una divulgatrice scientifica.
Milano appariva lontanissima e la reazione dei miei sembrava proprio quella di “Totò e la malafemmina”: “A Milano c’è la nebbia!” e a causa della nebbia di Milano mi sono ritrovata a frequentare la facoltà di Scienze Naturali a Roma e a laurearmi in Paleontologia.

Una paleontologa prestata al farmaceutico
Se ti stai chiedendo perché la paleontologia, la risposta è che sono sempre stata interessata al genere umano, alla sua evoluzione biologica e mi sembrava la facoltà adatta per comprendere il presente attraverso le ragioni del passato e lo sviluppo dell’uomo.
Che c’entra la paleontologia con le allergie?

Potrei rispondere che ha svolto la funzione delle classiche sliding doors.
Il dottorato di ricerca che avevo vinto non mi avrebbe permesso di mantenermi e non volevo tornare a casa dai miei: così ho cercato un lavoro.
Mi sono proposta come informatrice medico-scientifica senza sapere, in pratica, niente del lavoro, seguendo solo il mio mantra che tutto si possa apprendere e che nella vita non è una questione di “se” ma solo di “quando”.
Non sapevo cosa facesse l’informatore medico ma sono estroversa, entusiasta e con una naturale propensione a interagire con le persone e instaurare un rapporto con loro.
Inoltre sono curiosa e questo mi ha aiutato sempre molto.

Sono stati anni davvero istruttivi e soprattutto divertenti: ho cambiato varie aziende, mi sono confrontata con ruoli diversi fin quando sono approdata in una società nascente, quella che si definisce una “startup” e che oggi è una multinazionale importantissima, nota a tutti per il primo farmaco approvato contro il Covid, la Gilead.

In Gilead ho sviluppato tutta la mia carriera, da informatrice ospedaliera ad area manager e, infine, direttore vendite Italia.
Quell’azienda era un gioiello. La lasciai nel 2008 a seguito del pensionamento del mio direttore generale, nipote dello scrittore Gianni Rodari e persona illuminata appartenente all’intellighenzia modenese, che ha saputo creare una realtà farmaceutica incredibile, forte soprattutto della fiducia che nutriva verso i suoi manager.

Con lui ho lavorato benissimo e ho sempre avuto carta bianca nelle mie decisioni, cosa che mi ha permesso di interpretare il ruolo di direttore vendite, generalmente “rigido”, in modo creativo, e più affine alla mia natura ecclettica.
Un ruolo che, comunque, comporta l’interazione con le persone, con i medici, con tanti interlocutori diversi e dove la capacità di saper comunicare ha un ruolo fondamentale.

Ed è per questo, che nel 2009 mi sono iscritta a un master di tre anni in counseling a indirizzo media-comunic-azione: trait d’union tra la passione per l’homo sapiens e il giornalismo.

HAL Allergy

Dopo una breve parentesi di tre anni in società di ricerche di mercato per il farmaceutico (proprio non riuscivo a stare lontana da quel settore) sono tornata dall’altra parte della barricata con l’azienda per cui lavoro tutt’oggi, appunto la HAL Allergy, azienda di biotecnologia specializzata nelle terapie desensibilizzanti per le allergie.


I vecchi amori, però, non si scordano mai e la passione per lo scrivere mi ha portato a collaborare con diverse testate online e blog; per un lungo periodo ho scritto per le rubriche “La finestra – storie di belle realtà” e “La sublime etica del gusto” per cui scrivo ancora saltuariamente.

Da qui sono partita per dare un imprinting preciso al mio futuro lavoro, basandomi sull’ascolto attivo e l’empatia, perché per me la “risonanza umana” è un valore imprescindibile.
Anche nell’ambito del mio ruolo, la “vendita” non è l’obiettivo finale: la cosa più importante è instaurare un rapporto con i clienti, entrare in sintonia con loro e potergli offrire così ciò di cui hanno realmente bisogno.
Non paga ed essendo interessata alla nutrizione fin dai tempi della mia tesi in Paleontologia, specifica sulla paleonutrizione di un’antica popolazione di Geli – un sito del Sudan centrale – mi sono iscritta a un master in Counseling Gastronomico e, in seguito, a uno in Giornalismo Enogastronomico, sempre per quel “sogno” iniziale.
Ogni esperienza arricchisce il mio bagaglio personale e direi quello professionale, dove sperimento, costantemente, ciò che apprendo.

Il libro

A questo punto del mio percorso mancava solo il libro su cui avevo riflettuto tante volte, un libro che aiutasse tutti quelli che soffrono di allergie a migliorare la propria vita.
Butta via i fazzoletti” esprime esattamente la mia aspirazione: offrire un’opportunità di scelta – e quindi di liberazione – a tutti quelli che ancora non sanno che esiste una terapia desensibilizzante che risolve il problema delle allergie curando la causa.


All’interno del libro sono raccontati dei casi reali – per quanto particolari – e il percorso di guarigione che ha portato tutti loro a vivere meglio “senza fazzoletti”.

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