Quando il libro Butta via i Fazzoletti è stato pubblicato, ho provato una grande emozione che ho voluto condividere con tutte le persone che conosco, sia che siano amici che conoscenti.
Sono rimasta stupefatta dallo scoprire quanti di essi, che mi conoscono da anni e sanno perfettamente di cosa mi occupi, siano ALLERGICI e, soprattutto, non conoscano la terapia desensibilizzante o non si curino.
Tra queste la mia stessa osteopata, professionista fantastica, donna incredibile che con estremo candore mi ha parlato della sua condizione di allergica e di come debba stare attenta, nei periodi primaverili, ad evitare zone verdi, boschi e parchi che sarebbero deleteri per lei.
Mi ha raccontato di come qualche settimana prima avesse dovuto partecipare ad un corso specialistico tenutosi in un agriturismo ovviamente in piena campagna e come fosse stato per lei un “martirio” tutta quella settimana.
Sono rimasta basita.
Come poteva essere che una professionista dell’ambito sanitario non fosse la prima a prendere provvedimenti concreti ma si accontentasse dell’antistaminico o cortisonico?
La realtà che è emersa, attraverso la scoperta di esperienze similari, è che l’allergia è considerata dallo stesso paziente allergico non una patologia ma un “FASTIDIO” che perdura e con cui si debba convivere, rassegnandosi ad avere vari periodi, più o meno lunghi di “non vita” e che qualsiasi cosa si faccia, tanto non passa.
Subentra una sorta di pigrizia intellettuale e non solo, che spinge l’allergico verso una strada rapida e semplice, come l’utilizzo degli antistaminici, senza considerare la situazione a lungo termine.
Una pigrizia anche fisica che porta la persona a guardare all’iter da perseguire quasi con “ansia”.
La prescrizione della visita allergologica fatta dal medico curante e quindi tempo da spendere per andare nell’ambulatorio. Quindi la visita dallo specialista e i relativi esami, dai prick agli esami del sangue. Ancora il consulto e poi magari una terapia che dura tre anni e che deve essere presa tutti i giorni.. quanto tempo da impiegare evitando di considerare che quel tempo impiegato è un tempo INVESTITO per la propria qualità di vita
Mi sono resa conto che nell’allergico scatta una specie di ribellione, quasi una stanchezza prima ancora di iniziare, che lo porta a dire: “ma si, prendo l’antistaminico e vado avanti” ritenendo che si possa tenere il tutto sotto controllo
Un potente AUTOINGANNO nel quale si crogiola. E gli anni passano.
E dall’allergia ad un singolo allergene, si passa a una pletora di allergeni. E la rinite diventa più forte,
e gli attacchi di asma più frequenti fino a diventare asmatici punto di non ritorno.
L’asma non è una passeggiata di salute. Ma neanche la rinite allergica, gli occhi che lacrimano, il mal di testa feroce,la sequela di starnuti e così via.
LA QUALITA’ della VITA è un parametro a cui non siamo stati EDUCATI e invece, non c’è migliore INVESTIMENTO che quello che si possa fare per rendere la nostra esistenza piacevole.